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   Il conte Il'ja Andreiè sedette di nuovo al suo posto.   
   «Com'è bella, vero?» bisbigliò a Nataša.   
   «È splendida!» disse Nataša. «Ecco di chi ci si può innamorare!»   
   In quel momento echeggiarono gli ultimi accordi dell'ouverture e si udì il direttore d'orchestra battere la bacchetta. Giù nel parterre gli uomini in ritardo presero posto, poi il sipario si alzò.   
   Subito dopo, nei palchi e nel parterre calò il silenzio, e tutti gli uomini, vecchi e giovani, in uniforme e in frac, come pure le dame ingioiellate, con avida curiosità rivolsero la loro attenzione alla scena. Anche Nataša si mise a guardare.   
   

   Capitolo IX   

   
   Il palcoscenico, nel mezzo, era formato da tavole di legno levigate; ai lati sorgevano delle tele dipinte che raffiguravano alberi; sullo sfondo, c'era una tela tesa su un tavolato. Al centro della scena erano sedute delle fanciulle in corsetto rosso e gonna bianca. Una di loro, molto grassa, con un abito di seta bianca, sedeva su un basso sgabello dietro il quale era incollato un cartone verde. Tutte cantavano qualcosa. Quando terminarono la loro canzone, la ragazza vestita di bianco si avvicinò alla buca del suggeritore mentre le si accostava un uomo con un paio di calzoni di seta attillati che gli fasciavano le grosse gambe, una piuma nel cappello e un pugnale al fianco, e si mise a cantare agitando le braccia.   
   L'uomo coi calzoni attillati cantò da solo, poi cantò lei; e alla fine tutti e due tacquero. La musica prese a suonare e l'uomo si mise a tormentare con le dita la mano della ragazza con l'abito bianco, in evidente attesa di attaccare di nuovo la sua parte insieme con lei. Infine

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