terribile in quell'uomo che era oggetto di tante chiacchiere, ma che, al contrario, aveva il sorriso più ingenuo, allegro e benevolo che si potesse immaginare.
Kuragin le domandò che impressione le avesse fatto lo spettacolo e le raccontò come nell'ultima recita la Semënovna fosse caduta mentre recitava.
«Sapete, contessa,» continuò, rivolgendosi a Nataša come se fosse stata una conoscente di vecchia data, «noi stiamo organizzando un carosello in costume; dovreste prendervi parte, sarà molto divertente. Tutti si riuniscono dagli Archarov. Vi prego, venite!»
Mentre diceva questo, non distoglieva i suoi occhi sorridenti dal viso, dal collo, dalle spalle nude di Nataša. Nataša sentiva che lui l'ammirava sinceramente, e questo le faceva piacere; ma per una ragione a lei ignota la presenza di quell'uomo le riusciva innaturale e oppressiva. Quando non lo guardava, sentiva che lui le fissava le spalle e allora, senza nemmeno volerlo, catturava il suo sguardo perché lui la guardasse piuttosto negli occhi. Ma, guardandolo negli occhi, sentiva con spavento che fra lui e lei non c'era affatto quella barriera di pudore che sempre aveva sentito fra sé e gli altri uomini. Senza sapere come, cinque minuti più tardi si sentiva già terribilmente vicina a quell'uomo. Quando si voltava, aveva paura che lui la prendesse alle spalle per il braccio nudo o la baciasse sul collo. Parlavano delle cose più semplici, eppure lei sentiva che erano vicini come mai lo era stata con nessun altro uomo. Si volse a guardare Hélène e suo padre come per domandare che cosa significasse tutto ciò, ma Hélène era impegnata a discorrere con un generale e non rispose al suo sguardo, mentre gli occhi di suo padre le dicevano solo quello che sempre le dicevano: «Ti diverti? Bene, sono contento.»