sarebbe stato più facile recarsi da lui, a Mosca o a Lysye Gory; in caso contrario, sposarsi contro il suo volere sarebbe stato possibile soltanto a Otradnoe.
«È la pura verità,» disse. «Rimpiango solo di essere andato a casa sua e di aver portato anche lei,» disse Il'ja Andrejè.
«No, a che scopo recriminare? Dal momento che eravate qui, non si poteva certo evitare di andare ad ossequiarlo. Be', se lui non vuole, affari suoi,» disse Mar'ja Dmitrievna cercando qualcosa nel ridicule. «E poi anche il corredo è pronto, che altro volete aspettare? Ciò che non è pronto penserò io a mandarvelo. Per quanto mi dispiaccia, è meglio che ve ne andiate con Dio.» Mar'ja Dmitrievna trovò nel ridicule ciò che vi cercava e lo diede a Nataša. Era una lettera da parte della principessina Mar'ja. «Scrive a te,» disse. «Come si tormenta, poverina! Teme che tu sia convinta che lei non ti vuol bene.»
«Infatti, non mi vuol bene,» disse Nataša.
«Non dire sciocchezze,» gridò Mar'ja Dmitrievna.
«Non crederò a nessuno: io lo so che non mi vuol bene,» rispose con ardire Nataša prendendo la lettera, e sul suo volto si dipinse una risolutezza asciutta e cattiva che indusse Mar'ja Dmitrievna a guardarla con più attenzione e ad aggrottare le sopracciglia.
«Tu, cara mia, non devi rispondere in questo modo,» disse. «Quello che ti dico è la verità. Scrivi la risposta.»
Nataša non rispose e si ritirò in camera sua a leggere la lettera della principessina Mar'ja.
La principessina Mar'ja scriveva di essere molto addolorata per il malinteso sopravvenuto fra loro. Qualunque fossero i sentimenti di suo padre, scriveva, pregava Nataša di credere che lei non poteva non amarla,