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come colei che era stata prescelta da suo fratello, per la felicità del quale ella era pronta a sacrificare ogni cosa.   
   «Del resto,» scriveva, «non crediate che mio padre sia maldisposto nei vostri confronti. È un uomo vecchio, malato, al quale bisogna perdonare; ma in realtà è buono, generoso e non potrà che voler bene a colei che farà la felicità di suo figlio.»   
   La principessina Mar'ja pregava inoltre Nataša di stabilire il giorno in cui avrebbero potuto rivedersi.   
   Dopo aver letto quella lettera, Nataša sedette alla scrivania per scrivere la risposta.   
   «Chère princesse,» scrisse con mano rapida e meccanica. Poi si fermò. Che cos'altro poteva scrivere dopo tutto quello che era accaduto il giorno prima? «Sì, sì, tutto questo è stato, ma ora tutto è diverso ormai,» pensava, seduta davanti alla lettera incominciata. «Devo respingerlo? Possibile che debba fare una cosa simile? È spaventoso!...»   
   E per non indulgere a questi terribili pensieri, Nataša andò da Sonja e prese a esaminare con lei certi disegni per ricami.   
   Dopo pranzo Nataša tornò in camera sua e riprese in mano la lettera della principessina Mar'ja.   
   «Possibile che tutto questo sia già finito?» pensava. «Possibile che tutto questo sia accaduto in così breve termine e abbia distrutto tutto ciò che esisteva prima?» Ricordava con la stessa intensità di un tempo l'amore per il principe Andrej, e nello stesso tempo sentiva di amare Anatol' Kuragin. Si immaginava vivamente di esser già la moglie del principe Andrej; si immaginava il quadro di felicità insieme con lui, già tante volte ripetuto nella sua immaginazione, e nello stesso tempo, accendendosi d'eccitazione, evocava tutti i particolari del suo incontro

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