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sapere chi la mandasse. Non può che esserne offesa. Lei non può far questo!»   
   Sonja si asciugò le lacrime e si avvicinò a Nataša, scrutando di nuovo il suo viso.   
   «Nataša!» chiamò, con voce appena percettibile.   
   Nataša si svegliò e vide Sonja.   
   «Ah, sei tornata?» disse.   
   E abbracciò l'amica con lo slancio e la tenerezza del risveglio. Ma, accorgendosi del turbamento dipinto sul volto di Sonja, anche il viso di Nataša manifestò imbarazzo e diffidenza.   
   «Sonja, hai letto la lettera?» disse.   
   «Sì,» rispose Sonja, piano.   
   Nataša sorrise estatica.   
   «No, Sonja, non posso più!» disse. «Non posso più nascondertelo. Ci amiamo!... Sonja, tesoro, lui mi scrive... Sonja...»   
   Sonja guardava Nataša con gli occhi sgranati, incapace di credere alle proprie orecchie.   
   «E Bolkonskij?» disse.   
   «Ah, Sonja, se tu sapessi come sono felice!» esclamò Nataša.   
   «Tu non sai che cosa sia l'amore...»   
   «Ma, Nataša, è mai possibile che quello sia tutto finito?»   
   Nataša guardò Sonja con gli occhi spalancati, come se non avesse compreso la sua domanda.   
   «Insomma, tu respingi il principe Andrej?» domandò Sonja.   
   «Ah, tu non capisci nulla; non dire sciocchezze e ascoltami, piuttosto,» disse Nataša con subitanea stizza.   
   «No, io non posso crederci,» ripeté Sonja. «Io non capisco. Come hai

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