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progetto per quella stessa sera. Bussò alla sua camera. Nataša non la lasciò entrare.   
   «Fuggirà con lui!» pensò. «Lei è capace di tutto. Oggi sulla sua faccia c'era qualcosa di speciale, un misto di sofferenza e di decisione. Quando ha salutato il papà s'è messa a piangere,» rammentò Sonja. «Sì, non c'è dubbio, fuggirà con lui, e io che cosa devo fare?» pensò ancora, tornando a ricordarsi dei sintomi che lasciavano chiaramente intendere come Nataša avesse qualche terribile intenzione. «Il conte non c'è. Che cosa devo fare? Scrivere a Kuragin esigendo da lui una spiegazione? Ma chi lo obbligava a rispondere? Scrivere a Pierre, come aveva chiesto di fare il principe Andrej in caso di bisogno?... Ma forse lei ha già rifiutato Bolkonskij (ieri ha spedito una lettera alla principessina Mar'ja). E papà non c'è!...»   
   Informare Mar'ja Dmitrievna, che riponeva tanta fiducia in Nataša, sembrava a Sonja una cosa orribile.   
   «Ma in un modo o nell'altro,» pensava, stando in piedi nel buio corridoio, «è venuto il momento di dimostrare che mi ricordo dei benefici che ho ricevuto dalla sua famiglia, e che amo Nicolas. No, magari non dormirò per tre notti, ma non uscirò da questo corridoio e con la forza le impedirò di uscire: non lascerò che il disonore cada sulla loro famiglia,» pensava.   
   

   Capitolo XVI   

   
   Negli ultimi giorni Anatol' era andato a stare da Dolochov. Dolochov aveva elaborato e messo a punto il piano per il rapimento della Rostova, e il giorno in cui Sonja, origliando dietro la porta di Nataša, aveva deciso

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